economia

Mutui: tassi oltre il 4% entro la fine dell’anno. Acquisti a rischio.

È una pessima notizia per l’immobiliare: entro la fine del 2022 i tassi sui mutui potrebbero superare il 4%.

Secondo la Fabi, Federazione autonoma bancari italiani, il tasso sui mutui dopo aver registrato una forte accelerazione a seguito delle manovre della Bce, ha intrapreso un trend di rialzo che porterà a una restrizione nella concessione del credito da parte delle banche e a tassi che potrebbero anche raggiungere la doppia cifra nel lungo periodo.

Per il mercato immobiliare sarebbe un vero trauma.

Con gli investimenti istituzionali già oggi molto rallentati a causa delle incertezze internazionali, il forte rialzo dei tassi sui mutui porterebbe anche il mercato dei privati a subire un deciso rallentamento.

Meno credito e a costi sempre più sostenuti.

Nei primi sette mesi dell’anno in corso, i finanziamenti delle banche alle famiglie e alle imprese sono cresciuti in media dello 0,4%, a un ritmo ben inferiore rispetto alla media registrata nell’ultimo quinquennio e pari all’1,2%.

Per i mutui ipotecari, il rallentamento nella crescita è stato ancora più evidente perché, mentre il ritmo di espansione a partire dal 2018 è stato, in media, del 4,6%, nel corso del 2022 i molteplici fattori di incertezza hanno modificato il generale clima di fiducia di tutti i prenditori di prestiti.

Con il nuovo rialzo appena deciso dalla Banca centrale europea, è possibile immaginare che venga sforata la soglia del 4%.

Se, infatti, la tradizionale cautela degli italiani nel ricorrere al credito bancario ha lasciato spazio negli ultimi anni a un maggiore interesse ad indebitarsi, con la complicità di tassi favorevoli e agevolazioni fiscali, i dati sui prestiti di fine estate rappresentano un segnale di discontinuità e di preoccupazione perché subiscono i primi effetti del rincaro dei tassi europei e, soprattutto, i timori per quelli che ancora dovranno realizzarsi.

Dai tassi per le nuove erogazioni, che potrebbero sforare il tetto del 4%, all’aumento dello spread che incombe sui prestiti già concessi a tasso variabile, il nuovo scenario finanziario che si profila per le famiglie e imprese italiane, è sempre più buio.

Un contesto macroeconomico difficile e la fine di un’epoca di politica monetaria favorevole.

L’accanimento della Bce nel rialzare i tassi, seppure per calmierare il fenomeno dell’inflazione, e l’inasprimento delle condizioni sui mutui – maggiore in Italia, rispetto agli altri paesi europei – corre il rischio di mettere a dura prova la sostenibilità finanziaria del debito delle famiglie.

Un confronto europeo.

Per i finanziamenti dedicati all’acquisto della casa, alle famiglie italiane è richiesto un tasso di interesse medio del 2,62% per scadenza fino a 5 anni, contro un livello medio dell’1,58% delle famiglie francesi e del 2,27% per quelle spagnole: in pratica, in Italia gli interessi sono quasi il doppio rispetto alla Francia e comunque più alti rispetto alla Spagna.

C’è poi un problema giovani.

Devono essere prorogate le agevolazioni fiscali azzerando ogni tipo di imposta e potenziando il Fondo di garanzia per i mutui dei giovani, grazie al quale lo Stato fa da garanzia alle banche.

Inoltre, il governo, che dovrebbe aiutare i giovani a comprare casa e la Banca d’Italia potrebbero vigilare sulle banche, anche in una situazione di libero mercato come la nostra, affinché non si inneschi una eccessiva competizione fra banche per chi riesce a guadare di più rispetto al rialzo dei tassi di mutui e prestiti. In un momento di pesante crisi come questa le banche devono svolgere il proprio ruolo sociale fino in fondo sostenendo famiglie e imprese.

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Fabio Balbis - Agente Immobiliare Valle d'Aosta

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